Gentile Direttore,
ho letto con interesse l’intervista a Il Dubbio del presidente emerito della Cassazione Giovanni Canzio affinché l’avvocato sia inserito nella Costituzione. Non posso che condividere la riflessione costituzionale ed il collegamento pratico che porterebbe al risultato di una “…accresciuta autorevolezza e legittimazione nella società, insieme con la fiducia dei cittadini nella giustizia e nell’ordine democratico…”.
Mi fa piacere segnalarle anche che, durante un convegno sulla “responsabilità professionale” svolto a Milano nel 2012, illustrai il disegno di legge come relatore in Senato e come presidente della Nuova ASCOTI. Il presidente Canzio, intervenendo nel dibattito, coerentemente con quanto oggi dice a proposito dell’Avvocatura, condivise apertamente con il sottoscritto che vi fosse un richiamo diretto nelle norme dello Stato al ruolo del Medico, degli atti sanitari.
La proposta di inserimento nella cosiddetta legge Balduzzi, nonostante la promessa dello stesso Ministro di accettarla per il disegno all’epoca in discussione, saltò perché il Senato dovette approvare con urgenza la legge sull’abolizione delle province (sic!).
“I trattamenti medico-chirurgici adeguati alle finalità terapeutiche ed eseguiti secondo le regole dell’arte da un esercente una professione medico-chirurgica o da altra persona legalmente autorizzata allo scopo di prevenire, diagnosticare, curare o alleviare una malattia del corpo o della mente, non si considerano offese all’integrità fisica”.
Era la proposta condivisa da tutti. Certamente anche oggi, dopo Balduzzi e Gelli, sarebbe una norma che aiuterebbe ad essere più univoci nelle interpretazioni delle nuove norme sulla responsabilità sanitaria, e farebbe in modo che i medici non si coprissero con la medicina difensiva per non incorrere nelle maglie delle sindromi rivendicative sollecitate anche da alcuni avvocati, e i cittadini sarebbero tutelati nel loro diritto alla salute avendo il meglio delle prestazioni possibili nel bisogno.
Ancora fondamentale rimane, quindi, il richiamo corale svolto allora da medici, politici e giuristi come il presidente Canzio, ad inserire una norma che definisca l’Atto Medico.
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