ROMA – Adesione che sfiora “il 90%” e “2000 interventi programmati saltati, oltre a migliaia di visite”. Sono i numeri dello sciopero di 24 ore indetto oggi dagli ortopedici italiani “non più in grado di entrare in sala operatoria con serenità ” per il troppo contenzioso, spiega Michele Saccomanno, presidente di Nuova Ascoti, il sindacato che ha indetto lo sciopero sostenuto dalla Società italiana di ortopedia (Siot) e degli ortopedici traumatologi ospedalieri (Otodi) e dal collegio italiano chirurghi (Cic).
Definizione dell’atto medico, “che manca solo in Italia, Polonia e Messico, per il chirurgo che commetta un errore con il bisturi viene giudicato come chi causa un incidente stradale o come un malvivente che sfregia la sua vittima con un coltello”, e prezzi delle polizze assicurative alle stelle (fino a “18mila euro l’anno) sono tra le motivazioni alla base della protesta. Le stesse che qualche mese fa avevano portato anche i ginecologi a incrociare le braccia.
“Lo sciopero – aggiunge Saccomanno – arriva il giorno dopo la scadenza per la stesura del nuovo regolamento sulle assicurazioni, che secondo il decreto Balduzzi doveva arrivare entro il 30 giugno”. Ma si è registrato “un nulla di fatto”. Il decreto, ricorda l’ex senatore, che ne era stato relatore al Senato, “era incompleto per ammissione dello stesso ex ministro Balduzzi che aveva promesso un intervento immediato” sulla responsabilità professionale che non è arrivato. “Nessun professionista ormai è più in grado di fornire servizi adeguati, perché teme di esporsi a rischi insostenibili che tra l’altro i massimali delle assicurazioni non sono in grado di coprire”.
Gli ortopedici, spiega Saccomanno, “non chiedono la depenalizzazione, perché se c’é dolo vogliamo prenderci le nostre responsabilità “. Ma non è nemmeno più possibile lavorare se “fuori dall’ospedale ci sono persino camper che invitano i pazienti a chiedere i risarcimenti per malasanità “. E il problema, aggiunge Carlo De Roberto, presidente degli ortopedici ospedalieri, riguarda soprattutto “i giovani mediciche temono di entrare in sala operatoria, e che spesso non scelgono più certe brache chirurgiche tanto che fra qualche anno non avremo più specialisti ortopedici”.
“La nostra protesta – conclude Saccomanno in conferenza stampa – crea disagi ai pazienti di cui ci scusiamo, ma arriva proprio per garantire la sicurezza e la qualità delle prestazioni ai pazienti. Noi non vogliamo aumentare le sofferenze dei pazienti o le liste di attesa, ma viviamo un disagio che non è più sostenibile”.