«La ricetta del Governo per abbattere le liste d’attesa, illustrata questa mattina nella conferenza stampa sulla Manovra approvata dal Consiglio dei ministri, è del tutto inadeguata. Basta vedere cosa è successo negli anni passati con simili strategie, che si sono rivelate inefficaci», dichiara Guido Quici, presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, a cui aderiscono le sigle ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED.
«Il Ministro Speranza – ricorda Quici – ha stanziato circa un miliardo per ridurre le liste d’attesa, eppure il problema non è stato risolto, anzi si è aggravato. I ritardi inaccettabili con cui tali risorse vengono trasferite alle Regioni e quindi alle Aziende rendono infatti spesso impossibile il loro utilizzo entro la fine dell’anno, e di fatto non vengono spese».
«Al contempo, ci appare inaccettabile continuare a chiedere ulteriori sforzi e impegno al personale sanitario dipendente, già stremato da condizioni di lavoro insostenibili, per garantire più prestazioni e quindi accorciare i tempi di attesa. Pensare che il premio di una defiscalizzazione delle prestazioni aggiuntive possa indurre i medici a lavorare ancora di più e a sacrificare in misura ancora maggiore la propria vita privata è pura illusione», aggiunge il presidente CIMO-FESMED.
«Senza un piano straordinario di assunzioni, con l’eliminazione del tetto alla spesa del personale e incentivi che riguardino tutta la categoria dei medici dipendenti, come la defiscalizzazione dell’indennità di specificità medica che più volte nelle ultime settimane avevamo richiesto, il problema delle liste d’attesa non si risolverà».
«E non si risolverà nemmeno affidandosi alle strutture private convenzionate, che continuano ad incassare soldi dallo Stato ma poi si rifiutano di rinnovare il contratto dei propri medici. Parliamo delle strutture profit associate ad AIOP, che non rinnova il contratto dei medici da 18 anni. Una situazione vergognosa che dovrebbe essere censurata dalle Istituzioni, legando l’accreditamento delle strutture anche al rinnovo del contratto dei dipendenti, e che invece vede oramai lo Stato complice di una delle violazioni più palesi dei diritti dei lavoratori».
«In questa Manovra, dunque, per la sanità forse ci sono più soldi ma non ci sono idee innovative capaci di risolvere un problema destinato a protrarsi nel tempo. Senza azioni coraggiose, che prevedano una riforma complessiva del Servizio sanitario nazionale e una revisione del rapporto tra territorio e ospedali, non vedremo alcun risultato tangibile. E i cittadini saranno costretti a continuare ad aspettare», conclude Quici.