Stop alla punibilità per colpa lieve e sanzioni per le denunce infondate. “Ecco la nostra proposta per porre i medici al riparo da aggressioni giudiziarie”. Intervista ad Adelchi d’Ippolito
di Giovanni Rodriquez
Il presidente della commissione ha consegnato a Nordio la relazione tecnica con le proposte per il miglioramento della legge sulla responsabilità professionale. Il medico dovrebbe essere punibile solo per colpa grave e non anche per colpa lieve come avviene oggi. Proposto l’istituto della notizia criminis temeraria al fine di evitare denunce strumentali e infondate. No alla depenalizzazione dell’atto medico. Per giudicare l’operato, dovrebbe essere determinante il riferimento alle buone pratiche clinico assistenziali con specificità al caso concreto
Stop alla punibilità per colpa lieve; sanzioni pecuniarie nei casi di denuncia infondata; centralità delle buone pratiche clinico assistenziali; consulenti tecnici con professionalità pari a quella del medico che sono chiamati a valutare.
Sono queste le principali soluzioni individuate dalla “Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica”, istituita con un decreto del ministro della Giustizia Carlo Nordio e presieduta dal magistrato Adelchi d’Ippolito. Dopo mesi di lavori e audizioni, la commissione ha consegnato al ministro Nordio una relazione tecnica sulla base della quale verrà poi elaborato un disegno di legge per rivedere la responsabilità medica, alla ricerca di un giusto punto di equilibrio tra la serenità del medico nel poter svolgere il proprio lavoro e la piena tutela giuridica del cittadino.
Presidente Adelchi d’Ippolito, conclusi i lavori della commissione, quali sono le principali direttrici di intervento che avete individuato in tema di responsabilità professionale?
Il compito principale che il ministro ci aveva assegnato era quello di restituire serenità alla classe medica pur mantenendo una completa tutela giuridica per il cittadino. L’obiettivo di questo lavoro è quello di poter restituire serenità al medico in modo che non debba ricorrere alla medicina difensiva per tutelarsi dinanzi a possibili azioni giudiziarie. Così si eviterebbe la prescrizione, da parte dei medici preoccupati, di esami inutili, dannosi e a volte perfino invasivi che incidono negativamente sui bilanci del Servizio sanitario nazionale, e al contempo tolgono spazio a chi davvero avrebbe necessità di sottoporsi a quegli accertamenti medici, contribuendo così ad aggravare il fenomeno delle liste d’attesa. L’intento finale è quello di abbattere il numero di denunce penali contro i medici.
E per ridurre il loro numero cosa avete proposto?
Partiamo da un presupposto: su 100 denunce penali contro i medici, meno del 5% giunge a sentenza di condanna. Nonostante ciò creano comunque grandi problemi ai medici: ne minano la reputazione, ne compromettono l’immagine e li espongono anche a sostenere notevoli esborsi di denaro. Abbiamo per questo proposto al ministro l’istituto della notizia criminis temeraria al fine di evitare denunce strumentali e infondate. Questa previsione consentirà, in caso di denunce clamorosamente infondate, di condannare il denunciante a una sanzione pecuniaria.
E per quanto invece attiene alla responsabilità sanitaria? I medici continuano a chiedere la depenalizzazione dell’atto medico.
Abbiamo pensato di ridurre l’area di responsabilità del medico. Non abbiamo però ritenuto percorribile la via della depenalizzazione dell’atto medico perché a nostro giudizio questa soluzione avrebbe comportato una chiara violazione dell’articolo 3 della Costituzione. Abbiamo ritenuto invece che, considerata la complessità dell’atto medico, a questa potesse corrispondere un’area di maggiore scusabilità limitando quindi l’area della responsabilità alla sola colpa grave. Punire quindi il medico solo per colpa grave e non anche per colpa lieve come oggi avviene. In campo civilistico abbiamo poi proposto di mantenere ferma la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale ma di uniformare il regime probatorio in modo che l’onere della prova gravi sempre sul denunciante e non sul medico che deve difendersi.
E per giudicare l’operato del medico resterà ancora centrale il rispetto delle linee guida?
No, nella nostra proposta, pur mantenendo un richiamo alle linee guida, riteniamo più determinante il riferimento alle buone pratiche clinico assistenziali con specificità al caso concreto. E questo, come indicatoci dalla componente medica della commissione, perché le linee guida nascono già obslolete. La scienza medica corre molto più veloce dell’accreditamento delle linee guida. Oltre a questo, si deve tener conto che ad oggi sono state pubblicate poco più di 100 linee guida in Italia, lasciando quindi scoperte intere aree della medicina. Infine, abbiamo proposto un intervento anche sui consulenti tecnici.
In cosa consiste?
I consulenti tecnici assumono una importanza decisiva. In un contenzioso così tecnico finisco per essere loro i veri giudici della controversia. Per questo proponiamo che questi debbano avere una professionalità non solo specifica della materia, ma almeno pari a quella del medico che devono valutare. Infine, proponiamo di introdurre anche un criterio di rotazione, di modo che non possa essere nominato sempre lo stesso consulente.
Presidente quindi ci sarà presto una nuova legge?
Questo dipenderà dalla politica. Spero che la classe medica sostenga il nostro operato, perché contiene dei punti davvero innovativi che potranno porre il medico in condizioni di operare con serenità al riparo di infondate aggressioni giudiziarie, pur lasciando ai cittadini la possibilità di ricorrere al giudice ogniqualvolta dovesse essere violato un loro diritto.