Un’indagine sul territorio nazionale riguardo qualità professionale e prospettive future dei giovani ortopedici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, condotta da Otodi Young su giovani ortopedici under 40, preannuncia dimissioni a raffica
Il 57% dei giovani ortopedici (under 40) impiegati nel Servizio sanitario nazionale vorrebbe cambiare posto di lavoro entro i prossimi due anni, spostandosi nel settore privato. L’8% di loro dà addirittura per certa questa decisione, quasi svelando discorsi già avviati con altri datori di lavoro.
I dati arrivano da un’indagine nazionale condotta da Otodi Young, la costola dell’associazione degli Ortopedici e traumatologi ospedalieri d’Italia che riunisce i chirurghi ortopedici al di sotto dei quarant’anni. Il sondaggio ha coinvolto giovani specialisti in ortopedia e traumatologia dipendenti pubblici da meno di 10 anni. «Le continue dimissioni volontarie di medici dagli ospedali pubblici dimostrano la vera crisi sanitaria nel post Covid – riflettono i referenti nazionali di Otodi Young, Andrea Fidanza e Leonardo Puddu –. Ad oggi la carenza di specialisti nel Ssn sta palesando tutta la sua brutale realtà, causata dalla scarsa attrattività del pubblico anche per la mancanza di programmazione di assunzioni. I risultati del questionario, per quanto spaventosi, possono essere d’aiuto per invertire la rotta, o quantomeno limitarne il danno».
I risultati del sondaggio
Il sondaggio ha coinvolto 550 medici, di cui 127 donne e 423 uomini, con età media di 36 anni, dipendenti di Hub (66%), Spoke (20%), e Aziende Universitarie o miste (14%).
Alla domanda riguardo la programmazione futura, il 57% ha dichiarato di voler cambiare posto di lavoro entro i prossimi due anni, di cui l’8% lo dà per certo. Una vera e propria emorragia che rischia di non essere tamponata.
Le motivazioni legate a questa scelta sono molteplici, alcune dovute in generale alla gestione della sanità italiana, altre legate a organizzazioni interne e geografiche. Di base, il 48% si dichiara poco o per nulla soddisfatto della propria posizione lavorativa, e in generale della propria qualità della vita (52%). Il 41% reputa poco o per niente prestigiosa la professione ortopedica, né gratificante (45%), anzi tanto o tantissimo frustrante (42%) e faticosa (67%). Queste sensazioni possono essere sicuramente figlie di una elevata burocrazia che esula dall’atto medico (68%), ma anche della carenza di organico: l’80% dei rispondenti lavora sotto il fabbisogno regionale prestabilito di una (15%), due (20%) o più unità (45%), obbligandoli a più di 10 turni di reperibilità mensili (21%) e addirittura a superare le 38 ore settimanali (67%) – escluse le chiamate in reperibilità, progetti obiettivi o sedute incentivate –, con un picco del 26% che deve coprire turni oltre le 44 ore settimanali per predisposizioni di servizio.
Tutto questo si ripercuote sull’impossibilità di programmare e rispettare le priorità della propria vita privata (43%), rinunciando ad esigenze familiari (53%). Ad aumentare questa sensazione di insoddisfazione, l’86% dei giovani colleghi sente di ricevere una retribuzione economica inadeguata rispetto a carico di lavoro e responsabilità, né confacente a vivere nella propria città (62%).
Otodi Young ha quindi chiesto ai suoi iscritti anche quali attrazioni seguirebbero se davvero dovessero abbandonare il Ssn entro i prossimi due anni: concentrarsi su chirurgia esclusivamente di elezione (54%), lasciando intuire che solamente il privato potrebbe soddisfare questa brama; riavvicinarsi alla casa di origine (40%); ma soprattutto il 79% dei rispondenti cambierebbe l’attuale posizione lavorativa per un’altra che possa garantire una buona qualità della vita anche oltre la professione.
Il sondaggio è sul tavolo del Ministero
«Questa nostra fotografia dell’attuale crisi esistenziale e professionale dei giovani medici, e in particolare degli ortopedici, vuole essere un punto di partenza per guardare al futuro in maniera razionale e programmatica – ci hanno detto Fidanza e Puddu, che ben conoscono la situazione dei giovani avendo militato in passato nell’Associazione italiana specializzandi in ortopedia e traumatologia –. Oltre il rinnovo del Ccnl, il ripensamento e la riprogrammazione delle diverse suddivisioni delle mansioni a carico di pubblico e privato devono essere una priorità dell’agenda politica. I pronto soccorso affollati, le aggressioni, la carenza di personale, turni massacranti e sottopagati, mancanza di investimenti e di risorse palesano lo scarso appeal verso il Ssn».
Per i due giovani chirurghi, i primi a rimetterci per via di tutte queste carenze sono i cittadini. Numerose sono le società scientifiche, soprattutto in ambito chirurgico, che hanno già denunciato pubblicamente la definitiva fuga dal Ssn dei giovani ortopedici.
«Le continue rescissioni di contratto decantano la peggiore pubblicità per i futuri medici. Quanti ancora sceglieranno di abbassare la propria qualità della vita a fronte di una missione professionale bistrattata? – si chiedono Andrea Fidanza e Leonardo Puddu –. Il nostro atto di denuncia è un grido di allarme per la prima volta supportato da dati concreti, che abbiamo già sottoposto alla conferenza delle Regioni e Provincie autonome, a tutti gli assessori regionali alla Sanità e al ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha già incontrato il presidente Otodi Fabrizio Cortese sull’argomento. Siamo convinti che un dibattito pubblico a riguardo potrà migliorare anche l’attenzione da parte degli amministratori nazionali e locali.
Andrea Peren
Giornalista Tabloid di Ortopedia